Energia vitale dopo i dubbi e le paure. Grazie a Marta e Luigi

 

 Marta, primo colloquio
“Noi dottoressa stavamo bene, a me piaceva stare a casa con i figli e Luigi era realizzato nel suo lavoro” Così Marta si era raccontata nel suo primo colloquio con me: “poi mi sono accorta che qualcosa non andava: lui tornava dal lavoro sempre più nervoso, arrivavano i solleciti per le bollette, per il mutuo. Mio marito mi diceva di stare tranquilla, che era solo un momento, che avrebbe aggiustato tutto… come sempre.. La scorsa settimana però ci hanno staccato il gas, da ieri la potenza della luce è ridotta. Luigi mi ha dato solo spiegazioni vaghe, mi sta crollando il mondo addosso”.

 Marta e Luigi
Eccoli in sala di attesa, vado ad accoglierli con il mio migliore sorriso. Marta indossa lo stesso abito di due giorni fa, ha i capelli scomposti e gli occhi gonfi. Luigi è in giacca e cravatta, la mano destra aggrappata alla sua valigetta di agente di commercio: mi appare come un commesso viaggiatore di altri tempi seduto nella sala d’attesa di una stazione di periferia. Sul viso e negli abiti i segni di un lungo viaggio senza tappe né riposo. Marta interagisce con me cercando di tanto in tanto di coinvolgere Luigi che invece è assente, in attesa del suo treno. “Marta, la vedo davvero molto stanca, forse ha bisogno di maggiori supporti per gestire tutto quanto…” sono sinceramente preoccupata per questa donna dall’aspetto forte che sembra sgretolarsi. “Perché dice questo ? Mia moglie non è mica sola” Luigi finalmente s’inserisce nel colloquio. Le mie parole hanno risvegliato il suo ruolo di “risolutore” dei problemi della famiglia “ io sono qui, mi sto dando da fare e di sicuro a breve risolveremo tutto.” Tento l’aggancio. “ Il suo contributo Luigi è fondamentale, cosa ne dice se ne parliamo insieme, solo io e lei, lasciamo a Marta il tempo di riprendersi un po’?”.
A colloquio con Luigi
Due giorni dopo nel mio ufficio, stessa camicia, stessa giacca, stessa valigetta. “Se la sente di raccontarmi un po’ del suo lavoro?” Respira a fondo Luigi, si aggiusta sulla sedia, allenta il nodo della cravatta. Racconta con orgoglio di essere iscritto al’ Enasarco da venti anni. Fino all’anno scorso aveva lavorato sempre con la stessa ditta, poi ha ricevuto la proposta di una nuova rappresentanza con la promessa di ottime provvigioni . “A quel punto ho dovuto scegliere, o la vecchia o la nuova strada. Non è stato facile lasciare, ma alla fine ho scelto la nuova rappresentanza, certo di avere maggiori guadagni. Ora sto consolidando la clientela. Un mese, mi basta un mese e mi riprendo”- Ma, rispondendo a domande più precise, Luigi ammette che da mesi ormai sta girando quasi a vuoto di cliente in cliente.
Il tempo dell’errare
Anche io mi trovo davanti a me due strade: incoraggiare Luigi nel suo estremo tentativo di recuperare terreno come agente di commercio oppure, più fedele ad un esame di realtà, aiutarlo a fare i conti con le sue scelte? Sono sempre più combattuta… ho paura di sbagliare ma non posso permettermi di “non scegliere” di sorvolare su questi temi, significherebbe lasciare Luigi e Marta ancora più soli di fronte alle tante difficoltà. Ma devo uscire dalla dicotomia “giusto / sbagliato”, devo sostare e cercare un percorso diverso.

 Altre vie
E’ passato un mese dal nostro ultimo incontro. Luigi indossa gli stessi abiti di sempre, nella mano destra la inseparabile valigetta. Marta ha un aspetto maggiormente curato, ma lo sguardo è sempre un po’ smarrito. Facciamo il punto “ Dunque… il contributo economico è arrivato, le utenze sono state ripristinate. Come va Luigi con il lavoro?”-   “A rilento dottoressa, ci vuole tempo per rifarsi la clientela”. “ Posso immaginare che non sia facile ripartire, Luigi, comprendo che lei è molto legato al suo lavoro e vuole prendersi del tempo per provare. Oggi però voglio proporvi di pensare a delle alternative, per non precludersi nessuna strada e per avere un piano B”. Ripercorro con Luigi le sue esperienze lavorative; da ragazzo ha fatto il cameriere, da suo padre ha imparato a lavorare il legno. “L’ambiente della fabbrica non mi piaceva molto, ma il lavoro mi riusciva bene, certo, non si guadagnava tanto”…. Mentre parliamo ho la sensazione di sbirciare in una scatola di talenti: forse per la prima volta, Luigi si è permesso di nuovo di pensarsi in abiti diversi da quelli dell’agente di commercio. Eccolo il nuovo percorso: quello delle possibilità lasciate aperte, che rinuncia alle certezze e non ha risposte giuste.

 Nuovi panorami
 Due mesi dopo Luigi e Marta sono di nuovo nel mio ufficio con le bollette scadute. Marta appare più sicura di sé e racconta di aver iniziato da poco a lavorare, per qualche ora a settimana, presso un’impresa di pulizie. E Luigi… indovinate? Niente valigetta, indossa un paio di jeans ed un pullover puliti. Dopo aver fuso il motore dell’auto ha lasciato la rappresentanza. “ Sono rimasto a letto una settimana, non sapevo più chi ero”, racconta . Poi, insieme a Marta è andato in un’agenzia di lavoro interinale e gli hanno offerto un posto da operaio per 15 giorni in una falegnameria, ora è in attesa di essere richiamato per un contratto più lungo. Abbiamo compilato insieme una nuova domanda di contributo economico.  Luigi e Marta questa volta non hanno mostrato vergogna ma la fiducia di tornare a farcela da soli. Prima di salutarci Luigi mi dice “non avrei mai pensato di tornare a fare il falegname … non credevo neanche mi piacesse ancora farlo… è una bella azienda spero di essere assunto e di rimanerci fino alla pensione”.

Ed io? Io sono grata a Marta e Luigi per avermi fatto comprendere l’importanza, come professionista, di dare voce e spazio ai dubbi, alle incertezze ed alla paura di sbagliare, orientandomi verso scenari aperti capaci di risvegliare energia interna e vitale.

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Adriana Antognoli Marche