Raccontare il proprio lavoro si può, in tanti modi. E dopo aver condiviso con ogni assistente sociale una canzone, è la volta della poesia. Una composizione senza rime che arriva dall’Emilia Romagna e che, scritta in inglese, è stata tradotta dall’autrice, Rosita Mazzi.
Eccola
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(1)
Penelope : un’assistente sociale
La mia stanza
al lavoro,
l’unica testimone di quello che viene detto.
I cercatori di speranza
bussano alla mia porta…
Io sto
seduta sulla mia sedia rossa
aspetto
un attimo
prima di dire avanti.
Sono ancora curiosa
benevola
verso ogni persona
che incontro nella mia vita professionale.
Cercare di capire
prima di agire
Un uomo
disperato,
una donna abusata
un bambino poco amato
sono la mia quotidiana preoccupazione.
La compassione umana
i miei strumenti professionali
sono il mio lavoro
per cercare di aiutare
chi ha bisogno
di ritrovare i propri diritti umani.
Li hanno perduti per le strade..
Sono solo armata di parole,
non ho farmaci,
non ho strumenti speciali,
soltanto
(2)
il senso di umanità
le mie parole mescolate assieme,
pronte a lenire
forse un po’ la sofferenza
che quelle persone mi portano.
Iniziare a parlare,
riscrivere assieme
le loro vite sgangherate.
E’ possibile capire perche?
è possibile capire come ?
E quando la loro storia ha deviato
così dolorosamente.
Forse possono tornare di nuovo ad essere grati di vivere?
Possono,
alla fine,
di nuovo diventare quello che avrebbero voluto essere?
Io penso la risposta sia
Sì.
Assistente sociale ,
che con passione tecnica ,
e come un artigiano qualunque
usa strumenti .
può aiutare
lenire
un pochino il dolore ;
Questa è la prima cosa.
e dopo vedere assieme,
come
non essere più stanchi
saper proseguire
recidere i fili che tirano giù e uccidono la volontà.
Questa è gente che ha attraversato i “sette mari” della vita
o che nella calma dell’esistenza
(3)
non ha
guadato un piccolo fiume
o che per una distrazione si è persa.
Questo è il mio dono
ascoltarli
avere interesse
pazienza
delicatezza
e forza
Questo è il mio dono
giorno dopo giorno,
mese dopo mese, anno dopo anno
reimmaginare e forse riscrivere
il nuovo copione delle loro vite future.
Ogni colloquio e come un’onda
che lascia ad ogni movimento un po’ di acqua della conoscenza.
Questa movimento di risacca
e la fiducia
che loro mi danno
è utile per andare avanti
perché ogni vita può essere dolorosa fino a che non è rivelata e narrata ,
con la sua unicità.
La pazienza
la devozione
l’azione
da sole non bastano.
vanno sapientemente mescolate
perché anche loro ritrovino una vita dignitosa!
E’ come la tela di Penelope
lei la tesseva durante il giorno
la distruggeva alla sera
per ingannare i Proci.
Il cambiamento è pazienza.
ll piano di salvataggio è una lunga attesa
(4)
una furba strategia
la stessa di Penelope
che salvò se stessa e
suoi desideri
facendo e disfacendo la tela:
e alla fine vide tornare il suo amato
Ulisse.
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Rosita Mazzi, Emilia Romagna