Age.it: una società inclusiva a tutte le età

Il CNOAS è tra gli stakeholders del progetto AGE.IT finanziato dal PNRR, che propone una nuova alleanza tra Università ed enti pubblici e privati per progettare soluzioni socioeconomiche, biomediche e tecnologiche per un’Italia inclusiva verso tutte le generazioni.
Lo studio ha l’obiettivo di trasformare l’Italia in un polo scientifico internazionale per la ricerca sull’invecchiamento, una sorta di “laboratorio empirico” che rappresenti lo standard di riferimento in campo socio-economico, biomedico e tecnologico per costruire una società inclusiva per tutte le età. Una rete tra più soggetti che vede la presenza di più università italiane e soggetti pubblici e privati che insieme svilupperanno un’analisi della situazione attuale in 10 direttrici considerate fondamentali per affrontare le sfide dell’invecchiamento nelle società contemporanee, per mettere a fuoco elementi utili da restituire ai decisori politici.
Partecipiamo, dunque, attivamente, a partire dal seminario di confronto scientifico e professionale organizzato nei giorni scorsi da Elena Allegri, professoressa associata di Sociologia e di Servizio sociale, DIGSPES, Università del Piemonte Orientale, Coordinatrice del Task 1.4. WP1, Spoke 7. nell’ambito della sezione di lavoro del progetto “Dimensioni culturali e politiche delle società che invecchiano – ageismo, pregiudizi, e comportamenti discriminatori”.
Lo abbiamo fatto con la vicepresidente, Mirella Silvani, referente per i temi di Sanità e Salute, cercando di rispondere alla domanda su come affrontare le problematiche di natura culturale e politica che emergono dall’invecchiamento della popolazione, utilizzando un approccio competo e multidisciplinare. Al centro del workshop i temi della discriminazione, pregiudizio o marginalizzazione di una persona in relazione all’età (ageismo) e le forme in cui si manifestano in relazione alle pratiche professionali e alle organizzazioni.
“Questioni che ci interrogano, a partire dal concetto di non autosufficienza e dai significati che vi attribuiamo come professionisti e quelli che portano le persone che incontriamo – ha detto Silvani – Perché le esigenze legate alla condizione di non autosufficienza nella terza età non soltanto sono estremamente differenziate, ma cambiano anche in relazione ai contesti e alla storia di vita di ciascuno. Per questo non possono trovare risposte in servizi pre-organizzati nei quali le offerte ai cittadini risultano impostate secondo criteri che scelgono a monte la tipologia di beneficiario del servizio stesso, e nelle quali i servizi hanno lo sguardo rivolto all’anziano dello scorso millennio”.
“Siamo immersi in una contesto sociale e culturale nel quale è facile cadere in stereotipi quando ci si relazione con le persone anziane – ha concluso Silvani -, un contesto nel quale le stesse organizzazioni affrontano la cura, ma poco investano in programmi di prevenzione e a sostegno di un invecchiamento attivo. Porre attenzione a questi aspetti è necessario e lo si può fare sviluppando competenze specifiche in percorsi formativi dedicati, percorsi di cui si sente la necessità per affrontare il cambiamento e cogliere le opportunità che ha in sé”.
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