Svolgere “bene” una professione d’aiuto, il decalogo di Antonio che lavora e forma

“Cosa hanno in comune un medico, un infermiere, uno psicologo, un operatore socio-sanitario e un educatore? Svolgono tutti una professione basata sulla relazione d’aiuto. Professioni quanto mai importanti soprattutto al giorno d’oggi e sicuramente “nobili”, ma allo stesso tempo delicate e certamente non facili per tutte le complicanze, psicologiche e non solo, che esse racchiudono. E che per essere esercitate con successo richiedono la conoscenza, l’applicazione e il rispetto di alcune regole e concetti fondamentali”.

Comincia così l’articolo di Stefano Blanchetti apparso su “Il Cittadino” di Lodi che parla con Antonio De Trizio, un assistente sociale che da alcuni anni si occupa di formazione, in particolare degli operatori socio sanitari. Antonio nel giugno scorso ha pubblicato: “Il problema, il bisogno, la cura: 10 strategie per una relazione d’aiuto efficace e professionale”. Quarant’otto anni lodigiano di origini pugliesi, Vigana, Antonio De Trizio lavora da oltre vent’anni come assistente sociale in un centro di riabilitazione psichiatrica e da sette d’anni si occupa di corsi professionali per adulti collaborando con diverse scuole.

Il libro è una sorta di vademecum, per così dire, in dieci capitoli comprensivi di una parte teorica ed una parte più pratica, rivolto a chi ha già un ruolo da professionista nel settore, ma anche e forse soprattutto ai giovani che ancora non si sono confrontati con la realtà lavorativa, ma vorrebbero intraprendere questa strada. “Nella stesura del libro mi sono fatto guidare da una convinzione – spiega Antonio al giornalista-: svolgere una professione di aiuto è molto semplice, svolgere bene una professione di aiuto è molto più difficile, svolgere una professione di aiuto bene e costantemente per tutta la vita lavorativa è estremamente complicato. Occorrono quindi gli strumenti giusti per affrontare questo tipo di professioni, affascinanti ma molto faticose. E il primo è quello di partire da sé stessi, conoscere e capire i propri limiti e le proprie emozioni per poter comprendere meglio la persona che ci chiede aiuto”.