Sopravvivere alla violenza: “Il vuoto nel cuore, ma so che posso chiedere aiuto”

“La violenza colpiva quando non me l’aspettavo. Quando sbagliavo o quando era arrabbiata.

A volte non c’era una spiegazione, a volte era scatenata dalla mia vivacità dell’essere bambina. Forse anche lei aveva paura e forse pensava che l’educazione e la protezione passassero dalla violenza.

Forse pensava che, così, avrei imparato a rispettare le regole che, sempre, erano le sue regole. Gli anni sono passati e io ho cercato di rispettale, per paura, non per convinzione.

Non ho neppure mai capito quali fossero le regole che mia madre chiedeva di rispettare perché, spesso, decideva di cambiarle per adattarle ai suoi bisogni. Sapevo, con certezza, che quelle che mi venivano imposte non mi piacevano, non le trovavo giuste, non erano sostenute da comportamenti coerenti.

Lei, mia madre, si convinceva che fosse “naturale” il suo odio profondo nei confronti di tutti coloro che non erano ritenuti adeguati a vivere e ad essere rispettati dalla società: i gay, i divorziati, i “neri”, le persone che avevano figli senza essere sposate.

Io rientravo nell’ultima categoria delle persone da disprezzare. Il suo svalutare, svilire, sminuire, insultare erano rivolti a me. Qualche volta diceva che sarebbe stato meglio se non fossi mai nata. La violenza si è scatenata anche quando non è stata in grado di proteggermi dagli abusi di chi non sarebbe mai dovuto entrare nella nostra casa. Se avessi rispettato le regole non avrei, a 12 anni, saputo cos’è una violenza sessuale e non sarei stata considerata, già allora, una puttana da punire. Come in un incubo gli abusi sono ritornati, qualche anno dopo, con una forza inaudita. Era troppo presto, non ero capace di proteggermi, avevo paura…forse, però, non meritavo altro perché non avevo rispettato le sue regole.

Ho accumulato confusione per tanti anni, ho accumulato rabbia e insicurezza, ho subito e qualche volta mi sono ribellata. Ho avuto paura, sono sopravvissuta e ho cominciato una nuova vita.

Vivo perché credo profondamente in me, perché sono madre e sono grata alla vita che mi ha insegnato a trasformare le cose. La vita mi ha offerto, più di una volta, nuove opportunità. Ma il vuoto nel cuore, il senso di ingiustizia, il risultato di antichi errori si ripresentano in continuazione, giorno dopo giorno, in modo straziante.

Ci sono perdite che non potranno mai essere colmate. Sono trascorsi tanti anni e, ancora oggi, qualche volta non respiro temendo che la violenza arrivi. Non si presenta come persona dalla quale difendersi, alla quale chiudere la porta, ma con un’ansia improvvisa e incontrollata, con disorientamento e paura di morire. In questi momenti, però, so che posso chiedere aiuto ed ottenerlo. Forse, in un’altra epoca, anche mia mamma avrebbe potuto chiedere aiuto. Lei che, negli ultimi periodi di vita, aveva imparato ad ascoltare. Lei che, qualche volta, è riuscita ad essere protettiva. Lei che ha scelto di non essere amata e felice e che ha avuto il potere di non evitare che il danno diventasse devastante”.

—————————————————————————————————————

La testimonianza è stata raccolta nel 2021 dall’assistente sociale lombarda Mariapaola Cancelli