Servizio sociale: dove le “favole”non soltanto si scrivono, ma si vivono

Se fossi una scrittrice di favole per bambini, avrei tante storie da raccontare, favole di mondi favolosi e misteriosi,  favole di vite felici che diventano tristi, favole di vite tristi che diventano felici, favole di persone generose, e di luoghi magici.

Se potessi raccontare…

Racconterei la favola di quel bambino piccolo piccolo, ma coraggioso e forte, e della sua mamma, più tenace di un leone; racconterei di come sono stati divisi dal mare, dopo un viaggio lunghissimo e spaventoso, e dalla burocrazia di una terra bella e accogliente, ma contradditoria e confusionaria.

Racconterei di come, seppur salvati dalle acque gelide, si trovano divisi, uno all’estremo Nord, l’altra all’estremo Sud..

Racconterei del lunghissimo “viaggio”, perché ben 7 mesi ci sono voluti e tanto impegno , perché la mamma ed il bimbo si ritrovassero.

Ma il giorno in cui è successo, è stato tutto come cancellato, la paura, il dolore, si sono sciolti in quell’abbraccio, e tutto era respiro, anche le pareti del Servizio Sociale.

E poi racconterei la favola di quel volontario tutto matto, così matto da dedicare tutto il suo tempo ad aiutare i più fragili, a correre da una parte all’altra, che pare avere 10 gambe e 10 braccia tanta è la gente che aiuta.

Quell’uomo è un po’ matto, e un po’ saggio, perché ha capito che la vera felicità sta nella cura.

E poi la favola di due sorelle, sorelle non di sangue e di  mamma e papà, ma sorelle di anima, sorelle di amore, e di scelta di vita.

Due sorelle sempre vestite di nero e bianco, che le potremmo chiamare due sorelle “pinguine”: sorelle dei  grandi , dei piccini, dei belli , dei brutti,due sorelle “di tutti” quelli che hanno bisogno di una sorella in più nella vita.

Vi racconterei della loro grande casa, e del loro tavolo magico, un tavolo che diventa cortissimo o  lunghissimo in base alle persone che  deve ospitare, perché dalle sorelle la porta è sempre aperta per chi ha bisogno.

Vi racconterei di come queste due sorelle hanno costruito una famiglia grande quanto tutto il quartiere in cui vivono.

E ancora, racconterei la storia di quella mamma bambina e dei suoi 7 figli, perché ben 7 ne fece.

Desiderati come un bicchiere di acqua fresca nel deserto, e poi dimenticati passati l’urgenza della sete.

Racconterei di come questa mamma amasse tanto avere bambini, così tanto che aveva passato la vita a farne , forse perché lei per prima era rimasta bambina, ma non nel fisico. Tutto il suo corpo era cresciuto. Era diventato grande, ma la sua testa no, la sua testa era rimasta piccola, e la faceva cacciare continuamente nei guai. La sua testa la portava sempre in posti bui e misteriosi , insieme alle creature più pericolose.

Racconterei di quella mamma bambina, e dei suoi sette figli tante volte messi in pericolo,  perché la mamma il pericolo non lo conosceva , non lo fiutava, e non riusciva a proteggere nessuno, nemmeno se stessa.

Racconterei dei cinque figli, quelli baciati dalla buona stella, portati al sicuro, in un regno protetto, lontano dai pericoli. Racconterei di come siano potuti diventare grandi e intelligenti, più intelligenti della loro mamma bambina.

Racconterei di un figlio, dal destino sciagurato e di come non sia stato salvato in tempo..

E poi racconterei dell’ultimo figlio…Ancora da salvare.

E racconterei la storia di un signore triste, tanto triste perché aveva perso tutto, e anche di più. Aveva perso soprattutto la vicinanza delle persone amate, era rimasto solo, ma solo davvero.

Così solo da aver trovato “famiglia” in uno strano regno chiamato Servizio Sociale, che lo aveva  accolto, ascoltato, accudito.

Racconterei di come un giorno quel signore triste e solo è diventato molto fortunato, grazie ad una eredità inaspettata. E di come non si sia mai scordato dell’aiuto ricevuto nel suo periodo più nero.

Racconterei di quel signore che con la sua bicicletta corre a fare la spesa a chi ne ha più bisogno, durante la “famosa pandemia del 2020”.

E poi racconterei la favola di un posto fatato e magico, quasi come “La fabbrica di cioccolato”, dove tantissimi volontari  ogni settimana riproducono la magia di riempire scaffali di cibo, prodotti per la casa, giochi e libri per i più piccini.

E’ un posto davvero magico, dove non serve il denaro, e dove trovi sempre un sorriso.

Se fossi una scrittrice scriverei tante favole ancora, ma sono un’assistente sociale, ed ho la fortuna di viverle.


S. I.  Emilia Romagna

*Il testo, inviato dall’autrice, è già stato pubbblicato su www.mifido.org e sul primo numero 2021 di Animazione Sociale