Roberta T. Di Rosa ed Elena Cabiati prof. ordinarie: complimenti e avanti tutta

Due professoresse ordinarie assistenti sociali: Roberta Teresa Di Rosa, dal primo marzo, presso l’Università di Palermo ed Elena Cabiati, dal primo aprile, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Cambia, migliora, si rafforza la percezione del Servizio sociale come disciplina accademica, come dimostra l’ingresso delle due nuove professoresse, ma la strada da percorrere è ancora lunga e non proprio in discesa pe il permanere di rigidità e di posizioni di potere consolidate e per l’accesso ancora ridotto dei laureati in Servizio Sociale alla ricerca e alla carriera accademica.
Ma a Roberta T. Di Rosa – che insegna Servizio sociale internazionale ed è responsabile scientifica del progetto Horizon 2020 su “Servizio sociale e mobilità umana” – ed Elena Cabiati – coordinatrice del corso triennale in Scienze del servizio sociale a Milano e Brescia e del corso magistrale in “Lavoro sociale e coordinamento di servizi per immigrazione, povertà e non autosufficienza – vanno i complimenti e la vicinanza del Cnoas, di Fnas, dei Croas e di tutta la comunità professionale.
“Le cose stanno cambiando, ma abbiamo bisogno di consolidare il percorso – dice la professoressa di Rosa – Ordine, Sociss, Fondazione sono fortemente determinati a investire su questo tema. Sono molto contenta di essere arrivata a una posizione che mi è costata sacrifici immemorabili, ma non bastano i successi isolati. L’impegno di tutte tutti è nel far crescere il numero dei ricercatori che saranno gli ordinari di domani. Bisogna ampliare tutta la filiera”.

“E’ fondamentale aumentare i dottorati di ricerca in Servizio sociale – conviene la professoressa Cabiati – adesso sono soltanto due in tutta Italia: a Milano e a Roma. Il riconoscimento del Servizio sociale come disciplina accademica, dall’inizio alla fine del percorso, è fondamentale per la valorizzazione della professione. E’ una campagna da fare al vertice e che deve dare a un numero sempre maggiore di colleghi la possibilità di esercitare la professione, acquisire un dottorato di ricerca e, a seguire, tutti i successivi passaggi fino all’ ordinariato. Ciò per confermare che l’idea del docente assistente sociale a contratto è superata, importante, ma insufficiente per un ulteriore sviluppo della disciplina”