“Dei quasi 48mila assistenti sociali italiani, 14mila dei quali impegnati nei comuni e negli ambiti territoriali, molti di loro si occupano di progetti per i minori e le loro famiglie e devono poter contare sulle più aggiornate competenze che consentano loro di interpretare correttamente le diverse situazioni che si trovano di fronte, valutandole nel miglior modo possibile e nel rispetto dei diritti delle persone. Per questo l’Ordine, da anni, investe sulla ricerca attraverso la propria Fondazione e supportando progetti di rilevanza nazionale portati avanti da assistenti sociali strutturati in accademia. La ricerca ha un importante responsabilità nell’offrire alla politica evidenze sulle quali definire l’organizzazione dei servizi e l’investimento su temi emergenti e strategici, ma le evidenze devono essere trasferite anche ai professionisti”.
La presidente Barbara Rosina è intervenuta all’incontro di presentazione dell’avvio della quinta fase della ricerca Children’s Worlds – International Survey of Children’s Well-Being, il primo studio in una prospettiva internazionale sul benessere dei bambini dal punto di vista dei bambini stessi organizzato a Roma dall’Inaap (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche).
Tra esponenti dei rappresentanti delle istituzioni – chiamati ad assistere e partecipare all’evento esperti di 24 Paesi – child advocates e operatori del settore nel corso della tavola rotonda “Minori e benessere: dalla ricerca alle politiche”, Rosina, dopo aver sottolineato il coinvolgimento territoriale dei professionisti assistenti sociali e l’impegno del Cnoas per la ricerca, si è soffermata sulle richieste che l’Ordine da tempo sottopone ai decisori: “Chiediamo, da anni, la possibilità di avere elenchi all’interno dell’albo di professionisti con competenze comprovate soprattutto sugli ambiti più complessi: minori, integrazione socio-sanitaria, giustizia, malattia mentale – ha detto la presidente – La raccolta di dati e la loro gestione, la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale ci sollecitano in questo periodo ad ulteriori riflessioni. Consenso informato e autonomia delle persone, privacy e riservatezza, trasparenza, pregiudizi derivanti dagli algoritmi che possono creare ingiustizie, rischio di errori se le conclusioni generate dalle diverse piattaforme non vengono integrate dalle valutazioni e giudizi indipendenti dei professionisti, sono i temi su cui dobbiamo concentrarci in questo momento, consapevoli che se sono indiscutibili i vantaggi delle nuove tecnologie, non possiamo sottovalutarne i rischi”.
Rosina ha ricordato come ogni assistente sociale impegnata/o con bambine e bambini, adolescenti e famiglie parli e ascolti ognuno di loro “Perché – ha detto – non è possibile immaginare dei progetti di supporto senza tenere in considerazione i desideri e la loro conoscenza. Siamo particolarmente soddisfatti – ha aggiunto – che la ricerca si avvicini al nostro mondo intervistando i diretti interessati perché le evidenze empiriche della letteratura possono dare maggiore forza ai nostri interventi e offrire garanzie di efficacia ai cittadini ed alle cittadine del nostro Paese. I risultati delle ricerche fatte in questi anni con il coinvolgimento di bambine e bambini, devono portarci a riflettere sull’importanza di servizi che guardino a tutta la popolazione e non soltanto alle fasce vulnerabili. Dalle loro parole, così come è accaduto per la ricerca Coping che ha indagato il parere dei genitori e dal nostro confronto con gli esperti per esperienza, risulta chiaramente che non sono sufficienti bonus una tantum, ma che siano necessari servizi strutturati e operatori competenti. Soltanto così – ha concluso – saremo pronti non soltanto a intervenire sulla riduzione dei danni, ma saremo capaci di prevenire e organizzare il benessere delle persone di minore età secondo i loro desideri e aspettative”.