
E’ il tardo pomeriggio di sabato 28 marzo, quando il Presidente Conte parla alla Nazione con una voce tirata dall’emozione e annuncia in conferenza stampa una misura straordinaria a sostegno delle famiglie che si trovano in seria difficoltà economica a seguito delle restrizioni legate al Covid-19, perché “nessuno rimanga indietro”, perché “nessuno si senta solo”. E allora dice Conte, lo Stato c’è. Ci sarà con buoni spesa per l’acquisto di generi alimentari, una misura urgente che dovrà essere gestita dai Comuni, con i loro Sindaci, che sono, dice il Presidente , “le nostre sentinelle, le nostre prime antenne sul territorio, ci affidiamo a loro…”(…)lo faremo attraverso i Servizi sociali!”.
Un tuffo al cuore! Chiunque di noi quando ha ascoltato quelle parole, non può non aver sentito scorrere nelle proprie vene professionali quella “chiamata” che non può non avere un rimando a quei valori che il codice deontologico riporta con tutta la sua forza, anche con riferimenti ai primi articoli della Costituzione italiana, quando ci parla di ” rispetto della dignità della persona, di uguaglianza, di diritti di cittadinanza, di comunità”.
E allora, giustamente, perché non coinvolgere gli assistenti sociali, quelli che sono in prima linea quando si parla di soddisfare bisogni, di rispondere alle urgenze ed emergenze sociali, quelli che del problem solving ne hanno fatto un mantra, dapprima teorico nei banchi universitari e poi esperienziale , a partire dal giorno in cui scendi in campo a lavorare?
E’ sabato sera, in altri tempi saresti fuori a mangiare una pizza con gli amici, ma è tempo di Covid e devi rimanere a casa. Non fai in tempo a cominciare a ragionare su come gestiremo nel nostro Comune tutta questa partita dell’organizzazione dei buoni spesa, che i colleghi degli altri Comuni ti scrivono, commentano, s’interrogano.
Ripensi alle parole di Conte: alla Nazione ha parlato del grande ruolo dei Servizi sociali, ne fa eco in separata sede il Presidente di Anci, il Sindaco Decaro, una delle tante “sentinelle ” che conosce bene la valenza del servizio sociale dei Comuni. C’è movimento in quelle ore, nelle corde emotive di tanti professionisti ai quali si riconosce, in una conferenza stampa da un Presidente del Consiglio, un grande ruolo. Finalmente una forma di riscatto dopo anni di attacchi mediatici ai quali solo una professione resiliente come quella degli assistenti sociali non intende arrendersi. E così va letta e vista e quindi non solo come un ulteriore carico di lavoro che si aggiunge a quello del quotidiano.
Si scaldano i motori, almeno nella mente e a smorzare le preoccupazioni, le ansie che questa grande misura porterà con sé nella gestione, ci pensa, poche ore dopo, il comunicato di un altro Presidente, Gianmario Gazzi , che la comunità professionale degli Assistenti Sociali la rappresenta tutta attraverso il Consiglio nazionale dell’Ordine: “Gli assistenti sociali – scrive immediatamente sul nostro canale social – sono e saranno sempre con le loro competenze e professionalità, nel cuore del Paese , per non lasciare indietro nessuno”.
Solo una conferma che ” la presa in carico ” di questo nuovo “caso” è tutta nostra.
E segue il lunedì mattina un primo disorientamento per capire da dove iniziare. Siamo in otto a lavorare, sei sono assistenti sociali tra cui il dirigente. Un valore aggiunto avere come dirigente un collega anziché un ingegnere, un vigile, un ragioniere, ecc…senza nulla togliere, ma almeno quando ci si parla ci s’intende, non devi fare grossi sforzi per trasmettere cos’è il sociale. Ci si riunisce in una stanza, si mantengono le distanze, si usano precauzioni e ciascuno in un brainstorming in diretta offre il proprio contributo perché l’obiettivo sia raggiunto. I tempi sono stretti i telefoni dopo pochi minuti cominciano a squillare e le aspettative della gente che spera in un aiuto sono tante. Sembra di essere in un call center. Si va avanti così tutta la giornata, si porta pazienza nel rispondere a domande che ora come ora risposte non ne hanno perché è ancora tutto poco chiaro e definito.
La fase di programmazione dura circa tre giorni e poi si parte con l’avviso. Un D day, un grande lavoro di squadra: chi esamina le domande, chi fa i controlli anagrafici, chi stila gli elenchi, chi predispone la grafica dei buoni, chi li stampa, chi li plastifica, chi li taglia, chi li assembla, chi l’imbusta, chi li consegna alla Protezione Civile per il recapito a domicilio… E il lavoro è fatto! E Venerdì Santo, è il tardo pomeriggio e siamo ancora tutti lì, affaticati da giorni e ore di lavoro per cercare di rendere al maggior numero di famiglie del Comune, una Pasqua migliore, viste le difficoltà economiche che stanno incontrando. Sono le 18.00, arrivano i volontari della Protezione Civile per l’ultima consegna. Per questa settimana basta. Così domenica è Pasqua. Sarà una Pasqua diversa dalle altre, densa di preoccupazioni per tante tante famiglie della comunità ma speriamo sia una Pasqua più sollevata per le famiglie alle quali grazie al nostro lavoro e impegno è stato possibile dare una risposta ad un bisogno. Del resto questo è il principio che guida la nostra professione e che più che mai facciamo nostro in questo periodo. Auguri per tutto, anche per la Pasqua già trascorsa.
E.G. Umbria
Le storie pubblicate sono testimonianze dirette o raccolte, di vicende personali e/o professionali degli assistenti sociali. Non hanno la pretesa di essere esempi universali, né di suggerire soluzioni, ma di raccontare, per chi scrive, cosa significhi questo lavoro. Anche in questi difficilissimi giorni.