La strage di Cutro, quando una vita vale zero. Scriviamo su Huffington Post

“Zero è il valore che qualcuno ha dato alle vite che chiedevano aiuto sull’ennesima bagnarola in mezzo alla tempesta.  Vite spezzate dal nostro cinismo sulla spiaggia di Cutro”.
L’amara riflessione del presidente Gazzi sull’ultima tragedia dei migranti
in Calabria

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Zero moltiplicato per qualsiasi numero darà sempre lo stesso risultato: zero.
Zero è il valore che troppo spesso diamo agli altri, al diverso a chi non ci appartiene, non è come noi.
È il valore che qualcuno di noi ha dato alle vite che chiedevano aiuto sull’ennesima bagnarola in mezzo alla tempesta. Vite spezzate dal nostro cinismo sulla spiaggia di Cutro.
Il non dare valore a ciò che ci mette in difficoltà, interroga la nostra coscienza, è una forma di difesa assai nota. Indifferenza, negazione del problema, tutto ciò che tiene lontano da noi le domande “Perché?” e “Quali sono le nostre responsabilità?”.
Ci sono domande scomode, lo sappiamo perché le facciamo nei nostri servizi tutti i giorni a chi si rivolge a noi assistenti sociali, che vanno fatte e che meritano delle risposte.
Dobbiamo dirci molto chiaramente che abbiamo una responsabilità importante, come società e come Europa, in questa strage.
La responsabilità di una vecchia società occidentale dominante, che oramai non sa più come affrontare un mondo che le presenta il conto ambientale, delle guerre per energia e per lo sfruttamento prolungato di interi continenti.
Ma preferiamo pensare che si parta da quelle spiagge per una minicrociera o ancora con i famosi taxi del mare. La realtà è diversa, è quella fila di bare mute nel palasport di Crotone.
Questo abbiamo visto e vediamo tutti i giorni sulle nostre spiagge in Calabria, a Lampedusa, in Grecia e in Libia.
Per capire le nostre responsabilità non è necessario ascoltare conferenze stampa o talk show, basta parlare con le persone che accogliamo, con chi sopravvive ai lager e ai muri costruiti dalla nostra incapacità di essere ancora umani. È evidente da tutti i racconti che raccogliamo come assistenti sociali da chi si salva, da chi cerchiamo di accompagnare nella nostra professione a ricominciare dopo lutti inimmaginabili.
Loro per la nostra ricca europa (volutamente minuscola) non hanno valore, non sono nulla più che un problema da contenere. E allora scellerati patti con dittatori e simil tali, armi e navi per i trafficanti in divisa, norme per rendere più difficile il salvataggio di chi comunque scappa da aguzzini.
Tutto perché, alla fine, questi esseri umani non hanno alcun valore se non per essere strumentalizzati a seconda del momento: ora per le prossime elezioni o per un caporale nei campi di pomodori.
Non ci interessa veramente sapere che, ad esempio, sul barcone di oggi c’erano bambini siriani che scappavano dalla stessa tragedia che viviamo in Ucraina. Non ci interessa veramente sapere che, ad esempio, c’erano donne afgane o iraniane.
Non facciamoli partire, lasciamoli alle loro guerre, alla loro fame…E se proprio partono, respingiamoli, come respingiamo l’ultimo spicchio di umanità rimasta in una società destinata evidentemente all’oblio.