Il Welfare dimenticato. Ne parliamo con Il Riformista

Dopo l’evento di Procida, il presidente Gazzi parla con Francesca Sabella in un’intervista condivisa con la presidente del Croas Campania, Gilda Panico.
Ecco il testo

1. Presidente Gazzi, qual è messaggio che emerge da questa tre giorni tra Procida e Ischia di fronte alle emergenze sociali del Paese, a cominciare dalla crisi economica con il forte aumento delle famiglie indigenti e come cambia il vostro lavoro in questa fase, dove aumentano i genitori che non riescono a mantenere i figli e rischiano di perderli?

Chiariamo subito chi dice che i bambini possono essere allontanati per povertà o è ignorante o in malafede. La legge lo vieta.

Rispetto a povertà e crisi socioeconomica, il messaggio è lo stesso titolo del convegno: “Nessun uomo è un’isola”.

È fondamentale, ancor più oggi, rinforzare servizi e interventi per garantire solidarietà e assistenza a tutti coloro che sono esclusi. Tutti gli assistenti sociali sono sempre più impegnati per rivendicare il diritto costituzionale di essere protetti dalle intollerabili diseguaglianze materiali e umane. Gli strumenti come il Reddito di Cittadinanza, l’educativa domiciliare, i servizi sociali in generale possono e devono essere migliorati e aumentati se pensiamo di voler arginare questa situazione.

2. Com’è cambiato il ruolo degli assistenti sociali negli anni e quali strategie andrebbero attuate per poter rendere più agevole ed efficace il vostro lavoro?

Insieme al potenziamento e all’investimento nei servizi sociali in tutti gli ambiti – comuni, asl, ministeri – bisogna dare stabilità ai professionisti che non possono continuare a cambiare ogni sei mesi perché scade un contratto. Non è una questione sindacale, ma è garantire il diritto alle persone di non dover ricominciare i loro percorsi di aiuto ogni stagione.

Oltre a questo, noi chiediamo di investire di più nei percorsi formativi, nelle università per dare sempre maggiori competenze agli assistenti sociali per affrontare meglio la complessità di oggi.

3. Con quale problematica principale si scontrano oggi gli assistenti sociali?

Sono tantissime le difficoltà delle persone oggi. Non si può fare una classifica.

Voglio invece ricordare quelle di cui non si parla più: dipendenze, salute mentale, anziani soli. Tutti temi che ci toccano da vicino come comunità, ma che di cui si parla soltanto se succede un dramma.

4. Qual è la parte più difficile del lavorare a contatto con i minori e con famiglie che vivono una condizione di disagio?

Lavorare con le persone significa dover essere attrezzati a condividere storie spesso pesanti e drammatiche. Tutti gli assistenti sociali incontrano nel loro lavoro quotidiano biografie di abusi, violenze, devianze e sofferenze indicibili. Non è facile non portarsi appresso tutto questo. Siamo fiduciosi che ci aiuterà la supervisione che verrà garantita come Livello essenziale, ma speriamo che si possa anche aumentare l’investimento sulle risorse umane con più assistenti sociali e più servizi educativi e psicologici in tutto il Paese per bambini e genitori.

5. In che modo le istituzioni potrebbero aiutare con nuove riforme?

Ad esempio, iniziando a investire nel Welfare territoriale quanto gli altri Paesi europei. In Italia spendiamo un terzo della media UE.

Inoltre, serve anche avere un pensiero di prospettiva, disegnando non soltanto i livelli essenziali delle prestazioni, ma anche definendo i diritti sociali delle persone che vanno garantiti a tutti in tutte le regioni d’Italia. Ho parlato di diseguaglianze intollerabili che qualcuno pensa di risolvere soltanto con sussidi e bonus. Ma, siccome ripetiamo, ‘nessun uomo è un’isola’, servono persone e servizi per costruire ponti, relazioni, diritti, umanità.