Provate dalla crisi economica e finanziaria più lunga della storia del dopoguerra, sono le donne ad avere pagato ancora una volta i prezzi più alti: il divario nel numero degli occupati maschi e occupate donne rappresenta il punto più critico della disparità che non consiste solo in posti di lavoro ma anche nella qualità del lavoro e nella disuguaglianza salariale. Ma sulle donne, così come su bambine, bambini e adolescenti, si è scaricata anche la crescente aggressività e violenza di una società che sembra avere smarrito il senso di comunità e di rispetto.
Ne sanno qualcosa le assistenti sociali che rappresentano il 93% del Cnoas e che oltre a misurarsi professionalmente con situazioni difficilissime e laceranti, sono sempre più spesso vittime di aggressioni verbali e fisiche. In questa giornata così speciale, oggi, pensiamo a loro, e con loro a tutte le donne italiane impegnate nella società, in famiglia, negli uffici, negli ospedali, nelle aziende, nelle fabbriche, nella ricerca, nell’arte e nella musica.
Mai come oggi c’è bisogno di loro, del loro genio, della loro intelligenza, della loro sensibilità. È tempo che le donne prendano in mano il proprio destino, quello delle loro figlie e dei loro figli, perché è il destino dell’umanità intera. È avvenuto 70 anni fa quando la costruzione della Repubblica e la ricostruzione del Paese le videro in prima linea. Si deve ripartire da lì.
Questo ordine sarà sempre al fianco delle donne nella battaglia per rimuovere gli ostacoli che si oppongono al loro pieno ingresso nella vita pubblica: per noi, oggi, è “lottomarzo”.