DONNE: Contro la violenza, cambiare la cultura. Protocollo D.i.RE-CNOAS

L’Ordine degli assistenti sociali impegnato nel territorio. Gazzi: “Insieme possiamo fare la differenza”

Gli assistenti sociali rappresentati dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali, i Centri antiviolenza della rete D.i.Re, insieme perché, ciascuno nel proprio ambito, costituiscono nodi strategici e indispensabili per sostenere le donne che subiscono o hanno subito violenza, nella decisione di interrompere il ciclo della violenza. Entrambe le istituzioni favorendo il lavoro di rete in favore delle donne vittime di violenza, tutelano il loro diritto di cittadinanza e integrazione sociale a supporto della costruzione di un percorso di vita alternativo alla condizione di violenza in cui versano; percorso scelto dalla donna stessa, volto a realizzare un progetto individuale di autonomia.

Questa la premessa che accompagna le cinque pagine del protocollo firmato lo scorso 21 marzo, simbolicamente nella Giornata Mondiale del Servizio Sociale e all’apertura degli Stati generali degli assistenti sociali.

“Una firma importante e significativa”, hanno sottolineato il presidente Cnoas Gianmario Gazzi e la presidente D.I.RE, Antonella Veltri.

“C’è necessità – ha spiegato Veltri – di mettere insieme linee guida, progetti pilota nazionali da declinare a livello territoriale, formazione diffusa che avvicini il livello nazionale e quello locale per provare ad annullare differenze di approcci e quindi di risultati nel contrasto alla violenza maschile sulle donne”.

“È necessario costruire cultura più forte contro la violenza e comunità più solidali e attente – ha aggiunto Gazzi – L’azione di oltre 46500 professionisti iscritti all’Ordine che lavorano nel sistema di servizi sanitari, sociosanitari e sociali pubblici, privati e del terzo settore, è e sarà importante per prevenire e contrastare tutte le forme di violenza e di discriminazione, con particolare attenzione alla violenza sulle donne e di genere. Insieme, nel lavoro quotidiano soprattutto fuori dagli uffici, possiamo fare la differenza”.

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