Credo fortemente nella nostra professione, credo fortemente che ne debba essere riconosciuta l’importanza prima di tutto da ognuna e ognuno di noi e poi da chi ci governa, da chi fa le leggi, da chi stanzia le risorse nazionali e locali, da chi ci affida ogni giorno compiti sempre maggiori.
Dobbiamo alzare la testa, far sentire la nostra voce, aiutarci tra noi.
Nei tanti anni di professione ho fatto molte cose: ho affrontato mille situazioni che coinvolgevano dapprima minori e famiglie, poi adulti in difficoltà e a rischio emarginazione, fino alle misure a contrasto della povertà.
Molte altre mie colleghe e colleghi, quotidianamente, ognuna con le proprie competenze, si occupano di persone con disabilità, grave emarginazione, famiglie con o senza provvedimenti dell’Autorità giudiziaria persone con disagio mentale, anziani molto soli e compromessi… e sono tante, molteplici ed in aumento le situazioni ad elevata complessità sia sociale che sanitaria .
Una collega che conosco bene, sorregge da sola un carico immane di oltre 300 minori stranieri non accompagnati, con tutte le loro storie difficili e le loro fragilità!
Esperienze e conoscenze dalle quali ho imparato come lo scambio e la condivisione, anche dei tanti problemi, siano forza e ricchezza.
Per questo, 10 anni fa, nel mio territorio, ho iniziato a partecipare ad un gruppo di auto mutuo aiuto per assistenti sociali, all’interno dell’associazione AMA (Auto Mutuo Aiuto) di Castiglione e Brescia , luogo dove ci ascoltiamo, dialoghiamo, ci confrontiamo e ci supportiamo reciprocamente, a partire da aspetti professionali e deontologici, imparando anche da errori e difficoltà. Su questo gruppo, insieme alle e ai miei compagni di viaggio, faremo un approfondimento specifico perché ve ne vogliamo parlare…
Anche per la forza derivante dal gruppo, ho deciso di impegnarmi sindacalmente perché ad un maggior riconoscimento politico della professione si affiancasse uno sguardo sui carichi di lavoro, le molteplici incombenze e responsabilità, le retribuzioni non adeguate… Sappiamo bene che mancano assistenti sociali, sappiamo che c’è chi è costretto a molte ore di straordinario non recuperabili, che rischiamo la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Ho 53 anni e mi sono sempre data molto da fare cercando di costruire una rete, impegnandomi sul territorio e con le persone, credendoci molto.
Da tempo, i cambiamenti della società, le nuove emergenze, i nuovi disagi, il dramma inaspettato della pandemia, hanno influito nella nostra vita professionale, ponendoci di fronte a sfide diverse e sempre più complicate.
Accanto alle e ai giovani assistenti sociali, ci sono quelle più esperte, come me, che vedono la pensione allontanarsi e tutte e tutti ci sentiamo sotto pressione per il mancato riconoscimento e per gli stress quotidiani che fanno diminuire la motivazione. Così succede anche, ed è doloroso, vedere andare via, chi hai sentito accanto a te quotidianamente, chi con te ha affrontato situazioni difficili e imparato delle cose. Per esempio che il Reddito di Cittadinanza, che ora ha cambiato nome e volto, non era semplicemente una misura di contrasto alla povertà, ma un’occasione per creare una relazione con le persone, alcune delle quali non si erano mai avvicinate ai servizi .
Ognuna e ognuno di noi sa che, dove le risposte non arrivano, – e non arrivano su molti fronti: dal disagio psicologico dei giovani, all’integrazione sanitaria, dall’accoglienza dei minori stranieri, al disagio abitativo, dalla povertà educativa alla fragilità genitoriale, dalla violenza domestica a…- dobbiamo esserci noi, devono rispondere i servizi sociali, che però non hanno la bacchetta magica! Eppure fatichiamo in ogni dove anche soltanto a far nominare la nostra professione a ministri e assessori competenti.
Negli ultimi anni, nel nostro ente ci hanno elargito un’indennità di un euro al giorno per il rischio biologico e un euro al giorno per il rischio di aggressioni, davvero poco se si pensa a quanti soldi vengono spesi in altri modi, ma per noi sono significativi.
Scrivo dunque per appellarmi a tutte e tutti noi, diamo forza con il nostro comportamento e il nostro impegno a chi ci rappresenta, ma soprattutto a chi rappresentiamo, la parte più fragile della società. Facendo la nostra parte ogni giorno, alziamo la testa. Non sentiamoci sole o soli e insieme saremo più forti.
________
Cinzia Dioni – Lombardia