“La violenza su una donna e i luoghi comuni e la disinformazione su di noi”

Un’altra donna che subisce violenza dal suo compagno, stavolta è una beauty influencer con un seguito su Instagram di oltre 80mila follower. E per questo più di altre, meno famose e magari anche morte per mano di chi diceva di amarle, finisce sulla prima pagina de La Stampa con tanto di grande foto in abito rosso, pezzo di cronaca e commento. L’opinione è firmata da Assia Neumann Dayan.
Leggo anche perché il titolo dell’approfondimento su Soukaina El Basri – al secolo Siu, 30 anni, un marito, due bambine piccole, finita in ospedale con una ferita al petto e con il marito indagato per tentato omicidio – riflette uno dei mali dei nostri giorni tra la vita vera e quella sui social.
Leggo e, ad un certo punto, penso di dover far tesoro delle parole che scrive l’editorialista, scrittrice, mamma quando elenca perché alcune donne restino con uomini violenti.
Copio: “…risulta incomprensibile per chi non sa cos’è quella vita lì e per chi la fa facile, sempre. E’ paura, è che non hai un lavoro e magari nemmeno un conto corrente. È che non sai dove andare e magari hai anche dei figli piccoli, e se hai dei figli piccoli HAI PAURA CHE GLI ASSISTENTI SOCIALI TE LI PORTINO VIA, è che non hai nessuno che possa aiutarti, magari nemmeno una famiglia, è che pensi che non succederà niente perché sei una brava persona, ma poi succede”.
Eccola, tra tante considerazioni da sottoscrivere, la banalità, la ripetizione di una frase che sempre meno, ma sempre in troppi che non sanno di cosa parlano, ripetono.
Noi sappiamo “cos’è quella vita lì”, noi non la facciamo facile perché probabilmente a differenza dell’editorialista, scrittrice, mamma, di lavoro facciamo proprio gli assistenti sociali e davanti a noi arrivano proprio quelle donne che superando la paura, la solitudine, la dipendenza economica, decidono di reagire. Gli assistenti sociali, lo diciamo a lei e a quelli che non lo sanno, non portano via i bambini, attuano, nella maniera meno traumatica possibile, decisioni che, sulla base di denunce o relazioni, dispone la magistratura.
Chi ha la vetrina della prima pagina di un giornale così importante, dovrebbe pesare le parole, informarsi. Noi mandiamo questo scritto a “La Stampa” chiedendo la pubblicazione e pregheremo la segreteria di redazione di farlo avere alla signora Assia Neumann Dayan. Vedremo che ne faranno.
Nel nostro piccolo lo pubblichiamo sui nostri media per farlo leggere ai 47mila assistenti sociali italiani che non scrivono libri su come si fa la madre non ascoltando quel che dicono “giornali, femministe, suocere…”, ma le madri, le donne, i bambini, le persone più vulnerabili e indifese le vedono, le ascoltano e cercano di aiutarle ogni giorno.
Barbara Rosina