A sei mesi dall’abolizione totale del Reddito e della Pensione di Cittadinanza e dall’introduzione, in momenti successivi, del Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL, luglio 2023) e dell’Assegno di Inclusione (settembre 2023 e gennaio 2024) ecco il primo Osservatorio Statistico dell’INPS dedicato alle due misure.
“Mentre coinvolgiamo i professionisti assistenti sociali in un webinar che ha proprio come tema l’‘Assegno di inclusione: dalla certificazione dei requisiti al progetto’, ecco i numeri che mettono nero su bianco un dato: rispetto al RdC, le cifre sono praticamente dimezzate – spiega la presidente Barbara Rosina – E’ un dato relativo ai primi sei mesi dell’anno e possiamo immaginare che ci siano anche problemi legati all’implementazione della nuova misura, ma quella che non cambia, è la distribuzione territoriale della povertà che riguarda soprattutto i cittadini del nostro Mezzogiorno e delle Isole. E tutto ciò nonostante tra il 2014 e il 2023 la distanza si sia ridotta come conseguenza di un aumento della povertà più marcato al Nord che al Sud. Non dimentichiamo inoltre che crescono i lavoratori poveri perché il reddito da lavoro sta sempre più perdendo nel tempo la sua capacità di allontanare dal disagio economico”.
Nei primi sei mesi del 2024 circa 698mila nuclei familiari (1,68 milioni di persone) hanno visto accolta la domanda per la misura nazionale di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione, ottenendo un importo medio mensile di 618 euro.
Nelle regioni del Sud e nelle Isole si concentra il 69% dei nuclei per il 74% di persone coinvolte. Campania e Sicilia, da sole, con oltre 850mila persone, costituiscono oltre la metà dell’intera platea sulla quale si è distribuito l’AdI.
Il Sud e le Isole primeggiano anche per il SFL: in Campania, Sicilia, Puglia e Calabria risiede il 69% dei soggetti che hanno ottenuto il Supporto per la Formazione e il Lavoro
“Con le scelte degli ultimi anni la misura di contrasto della povertà ha perso il suo carattere di universalità indirizzandosi verso particolari categorie di persone individuate in base all’età, alla disabilità o a particolari situazioni di svantaggio. Tutto ciò richiama la nostra professione e interventi più approfonditi e, per questo, stiamo cercando di garantire a tutti gli assistenti sociali le competenze necessarie per far fronte ai cambiamenti e per far funzionare la misura a tutela di tutti i cittadini. Un lavoro che impone anche momenti di formazione che organizziamo in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali”
“Come Ordine e come professionisti dobbiamo però anche sottolineare con forza che i dati rispetto alla povertà e le osservazioni sui rischi di ulteriori divari che come assistenti sociali segnaliamo, devono essere tenuti in considerazione nelle scelte della politica – conclude Rosina – Se i numeri dei beneficiari delle misure dovessero confermare l’impossibilità di far fronte al fenomeno della povertà che le statistiche e le osservazioni sul campo ci mostrano, sarà necessario prevedere modifiche alle norme predisposte in modo che le leggi e le misure decise siano in grado di tutelare davvero le persone in situazioni di fragilità e vulnerabilità”.