L’Italia non è soltanto quella di chi produce, di chi fa, di chi è meritevole o semplicemente avvantaggiato. Ma anche di chi combatte ogni giorno e non può vincere o arrivare, non sono molti gli underdog che arrivano al vertice di un governo.
Noi aiutiamo questi ultimi, perché per noi diventano i primi.
Evitate di sbagliare e di dover chiedere scusa. Iniziamo con il piede gusto.
Ecco le nostre riflessioni dopo il discorso della Presidente del Consiglio alle Camere.
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Di Gianmario Gazzi
Comprendiamo la difficoltà di dover delineare priorità e azioni di Governo per i prossimi cinque anni.
Il periodo storico e le sfide in corso certamente farebbero tremare i polsi a chiunque, figuriamoci alla Presidente del Consiglio di un Paese fortemente indebitato, spesso diviso e con indici di diseguaglianza inaccettabili.
Ma il discorso, quello ascoltato alla Camera e replicato al Senato che dà l’avvio al governo Meloni, agli occhi di chi si confronta ogni giorno con povertà, donne, anziani, persone disabili, migranti, detenuti… lascia alcuni dubbi e molte perplessità.
Partiamo dalla famiglia, quella al centro delle dichiarazioni programmatiche, richiamata in molti passaggi.
Chi di noi non vorrebbe una casa serena dove genitori e figli, zii, nonni vivano in armonia e amore? Chi mai potrebbe distruggere o mettere in forse nuclei che danno energia e futuro a chi li compone?
Ma le cronache, la vita vera, è un’altra. I dati raccolti dal Viminale, dicono che in un anno – luglio 2021/2022 – ci sono stati 125 femminicidi. Di questi, 108 sono stati compiuti in ambito familiare o affettivo. Quindi padri, zii, fratelli e, soprattutto, partner o ex partner. Sono 68 le donne che sono state uccise da un uomo a cui erano o erano state legate da una relazione.
Dunque, per tornare al discorso della Presidente, ci saremmo aspettati una parola in più su quelle madri, sorelle, figlie che dalla famiglia non hanno avuto amore, ma violenza fino alla morte.
Torno, perché la mia professione è stata coinvolta e travolta, sullo slogan che dopo mesi, ho sentito riecheggiare nell’aula di Montecitorio: “Mai più casi Bibbiano”.
Ho visto come la sola citazione abbia sollecitato l’applauso di chi sullo slogan – altri governi, stessi ministri – ha cercato di guadagnare voti e consensi. Ma in un discorso importante com’è quello di presentazione al Paese delle proprie priorità di governo, avremmo voluto sentire come s’intende riformare la giustizia minorile, come si pensa di sostenere famiglie e minorenni in difficoltà o da proteggere con risorse e servizi a disposizione dei Comuni e delle strutture sanitarie. E invece si è ripetuto “Bibbiano” mancando di rispetto a chi ha vissuto quella storia, ai bambini coinvolti prima di tutto e senza tener conto che la giustizia non ha ancora fatto il suo corso.
La famiglia sono anche gli anziani, “che vanno protetti, valorizzati e sostenuti perché rappresentano le nostre radici e la nostra storia”, così ha detto la Presidente Meloni. Come dire di no?
Ma basta questo?
La pandemia ha scoperchiato tanti vasi – a cominciare da quelli di un sistema sociosanitario distrutto da tagli e privatizzazioni – ed ha fatto vedere anche a chi non voleva che ci sono migliaia di anziani spesso non autosufficienti, soli e senza servizi di aiuto. A queste “radici” dobbiamo dare assistenza territoriale, servizi sociali, domiciliarità, Rsa adeguate.
E allora, da assistente sociale, mi domando e domando: qual è l’idea del Welfare del futuro? Perché rileggendo più volte l’intervento, l’unica volta che si cita il Welfare è per sostenere quello aziendale. Tutto qui?
Non torno sul Reddito di Cittadinanza e su quelle famiglie che di quello sopravvivono. Non so come cambierà, ma cambierà nome, questo è certo. Aspettiamo di sapere e di capire.
Aspettiamo perché, lo abbiamo detto anche in questi giorni durante la nostra Conferenza Nazionale, i governi cambiano, ma i problemi restano. L’indifferenza della politica, i silenzi, l’individualismo, creano nuove periferie ed esclusioni.
E noi che ci occupiamo sempre, e sempre parliamo di persone – non di impresa, di aziende, di pace fiscale… – siamo qui a collaborare con i decisori di oggi perché le persone vivano meglio. Perché non siano discriminate o lasciate sole nella malattia, nelle difficoltà, nell’età, nella dipendenza, nella povertà.
L’Italia non è soltanto quella di chi produce, di chi fa, di chi è meritevole o semplicemente avvantaggiato. Ma anche di chi combatte ogni giorno e non può vincere o arrivare. Non sono molti gli underdog che arrivano al vertice di un governo.
Noi aiutiamo questi ultimi, perché per noi diventano i primi.
Evitate di sbagliare e di dover chiedere scusa. Iniziamo con il piede gusto.