Il presidente degli Assistenti sociali a Villa Pamphili: un documento per cambiare strada, basta precarietà
“Davanti al Governo, dal presidente Conte, a ministri, vice ministri e sottosegretari abbiamo portato i bisogni e le speranze dei “figli di un dio minore” ai quali cerchiamo di dare risposte con il nostro lavoro quotidiano. La nostra presenza agli Stati Generali, dopo quella del 2 Giugno all’Altare della Patria, è il riconoscimento di un impegno e di una professione sempre in prima linea e fondamentale per la tenuta del Paese, ancor più in momenti drammatici come quelli che abbiamo vissuto – e purtroppo viviamo ancora – a causa del Covid-19”.
Lo dice il presidente del Consiglio dell’Ordine degli Assistenti Sociali, Gianmario Gazzi, dopo la partecipazione agli Stati Generali.
“Ci sono persone che stanno ancora aspettando la riapertura dei servizi territoriali e l’unica possibilità è organizzare uffici e persone in modo da dare continuità a “cure” che non sono sanitarie, ma senza le quali c’è chi vive al di sotto di qualsiasi livello di dignità – continua – Da 20 anni aspettiamo non soltanto i livelli essenziali delle prestazioni, ma le garanzie di diritti sociali negati a bambini e famiglie in difficoltà, persone con disabilità, anziani soli… Senza l’integrazione socio sanitaria tutto ciò non è possibile e nulla potrà essere fatto se si continuerà lavorare nell’emergenza e nella precarietà. I decreti in approvazione segnano dei passi avanti, ma l’investimento deve essere di prospettiva perché le carenze strutturali si sono aggravate e perché non si può credere nel welfare a tempo determinato. E il disagio sociale non si cancella in qualche mese, ma si cura con costanza”.
“Ci hanno ascoltati in tanti: la ministra Azzolina, i ministri Gualtieri, Patuanelli, Speranza che torniamo a ringraziare per averci coinvolti fin dal suo arrivo alla Salute, – il viceministro Sileri e la sottosegretaria Zampa. Abbiamo portato un nostro documento che non è un libro dei sogni – conclude – ma una traccia minima senza la quale non si potrà davvero dire di voler cambiare strada”.