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Come assistenti sociali siamo a disposizione, ma dobbiamo esserci, dobbiamo avere gli strumenti. Ma come si pensa di far ciò su cui si è messa la faccia? Scriviamo su Huffington Post.

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di Gianmario Gazzi

Le nuove misure adottate dal Governo, mettendoci la faccia, non mi stupiscono.

Rispondono esattamente alla linea politica che già in passato le maggioranze di centrodestra hanno adottato.

Quello che mi spiace di più è il rischio di aver perso un’occasione importante. Nel dolore e nella rabbia per quanto avviene nelle periferie, dopo un intervento condivisibile della Presidente del Consiglio a Caivano, non ritrovo la stessa organicità negli interventi proposti.

Certo pesa, come sempre, la ristrettezza di risorse e il timore del prossimo assalto alla diligenza con la Legge di Bilancio, ma tecnicamente mi sarei aspettato qualcosa in più. Speravo avessero imparato che,  pur prediligendo un approccio securitario e punitivo, avessero previsto quegli investimenti minimi per non impantanarsi di nuovo.

Nelle dichiarazioni e sulla stampa, manca completamente un vero riferimento a come si pensa di far ciò su cui si è messa la faccia.

Dimentichiamo, ma può starci in questo stillicidio di notizie quotidiane, che quasi tutti i provvedimenti illustrati vedono un ruolo attivo e fondamentale dei servizi sociali territoriali. Sì perché, ad esempio, quando un genitore non manda a scuola i figli si apre una valutazione sulle competenze genitoriali con il Tribunale per i Minorenni.

Nel susseguirsi di dichiarazioni abbiamo probabilmente dimenticato che in territori come Caivano non ci sono i servizi sociali così come la legge prevede. Una domanda sorge spontanea: Per coerenza, perché inaspriamo le sanzioni per i ragazzi e i genitori e non per chi è inadempiente nel rispetto dei LEPS?”

Livelli essenziali che forse meritano, oggi, un adeguamento almeno per le zone più complesse e deprivate (abbiamo detto nei giorni scorsi che proprio nella zona oggetto del Decreto mancano quattro dei sette assistenti sociali previsti per legge). Obiettivamente il rapporto di assistenti sociali, educatori o altri operatori in questi territori non può essere identico a quello dei Parioli o via Montenapoleone.

Non solo, se vogliamo veramente essere educatori e adulti significativi per questi ragazzi, chi si occuperà di quelli che sbagliano? Non ho sentito parlare, ma sono io certamente distratto, degli uffici per la giustizia minorile. Da anni, quelli che in gergo chiamiamo USSM (Ufficio Servizi Sociali per Minorenni), sono in sofferenza in tutta Italia. Non si assume e non si investe, le risorse vengono dirottate sull’area penale degli adulti per svuotare le carceri. Probabilmente per far spazio ai ragazzini più problematici.

Nel nostro piccolo sentiamo il dovere di dire dove lo Stato può intervenire per non continuare ad abbandonare questi territori.

Le proposte le abbiamo fatte e le ribadiamo qui, perché gli assistenti sociali vogliono aiutare a includere e a proteggere.

Investire nel Servizio sociale per i minorenni del Ministero della Giustizia, garantire i Livelli essenziali e, finalmente, definire un livello essenziale per gli interventi educativi domiciliari a favore dei ragazzi. Non basta il tempo prolungato a scuola, servono servizi domiciliari che accompagnino le famiglie.

In conclusione, voglio ri- dare una notizia: i fondi ci sono.

Fondi che spesso, lo abbiamo già denunciato, non vengono spesi e vengono rinviati a Roma o Bruxelles.

Voglio dirlo chiaramente, come professione siamo a disposizione per aiutare e accompagnare tutti i ragazzi e le famiglie in questi contesti difficili, a far sì che possano riparare agli errori e imparare.

Ma dobbiamo esserci, dobbiamo avere gli strumenti. Noi non possiamo fare decreti quando la nostra quotidianità diventa cronaca tragica che finisce sui media. Noi, pochi, mal attrezzati, ci siamo ogni giorno a Caivano e dovunque, nelle mille periferie che oggi non sono sotto i riflettori.  Non vorremmo che dopo aver mandato minorenni in carcere – una sconfitta per tutti – e voluto la revoca della responsabilità genitoriale per chi non manda i figli a scuola, qualcuno si facesse bello sulle nostre spalle con un #ParlateciDiCaivano. Grazie.