La nostra audizione in Senato sul DDL 506
Per l’assistenza agli anziani spendiamo meno del resto d’Europa e ai servizi domiciliari destiniamo una quota assai più modesta dei fondi disponibili. Quindi, se da una parte, la spesa pubblica è del 20% circa inferiore alla media del continente, dall’altra, soltanto il 18% di questo già contenuto budget arriva all’assistenza domiciliare, rispetto al 52,3% dell’indennità di accompagnamento e al 30% delle strutture residenziali.
Ma non è soltanto una questione di risorse, come ha sottolineato il presidente dell’Ordine, Gianmario Gazzi nell’audizione presso la X commissione del Senato sul DDL 506, “Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane”.
“La non autosufficienza non ha età, si snoda dall’area minorile, all’età adulta fino all’età avanzata, con una connessione da approfondire con il fine vita e le relative implicazioni bioetiche – ha spiegato Gazzi – è un errore dividere disabilità e non autosufficienza”.
“Si stima – ha ricordato – che il bisogno di assistenza domiciliare sia almeno il doppio se non il triplo dell’attuale offerta. Bisogna dunque intervenire perché da un approccio che comprime i bisogni fino a farli rientrare nella capacità di risposta, si arrivi a sistemi evoluti e flessibili in grado di adattarsi alle reali necessità di cura estesa delle persone”.
A nome degli oltre 46mila assistenti sociali – per i quali ha sottolineato l’impegno del Cnoas presso le istituzioni per la riforma dell’impianto formativo universitario con percorsi di specializzazione – Gazzi ha ribadito che la riforma deve mirare a favorire il supporto ai caregiver familiari e professionali; realizzare centri di aggregazione e socializzazione protetti; realizzare diffusi progetti di vita comunitaria; realizzare strutture per la residenzialità con intensità assistenziale differenziata; strutturare livelli uniformi di assistenza per le cure palliative e simultanee nel fine vita delle persone anziane; definire percorsi di supporto a favore delle situazioni che presentano gravi disturbi del comportamento.
“Dobbiamo tutti insieme, decisori politici, aggregazioni sociali e organizzazioni professionali – ha concluso – partire dalla realtà: si stima che, entro il 2060, la percentuale già rilevante e crescente di anziani raggiungerà il 26% della popolazione. La riforma tenga conto di quanto già manca oggi e ponga le basi per assicurare un domani migliore a chi, da solo, non ce la fa”.