Nelle retrovie del Coronavirus. Il presidente su Avvenire

Se #AndràTuttoBene non sappiamo quando, speriamo presto, avremo fatto soltanto un passo di un lungo cammino.

Siamo tutti convinti che ora la battaglia si giochi nelle corsie e che serva spendere ogni risorsa possibile su quel fronte, ma iniziamo a pensare alle retrovie altrimenti sarà un dramma che si aggiunge a quello che stiamo già vivendo.

Non è compito degli assistenti sociali fare quadri macroeconomici o rispondere ai vincoli di bilancio. Quello che però è nostro dovere morale è parlare per chi non può.

Parliamo quindi per quelli che oggi sono senza un domicilio, per i tanti disabili chiusi in casa, per gli anziani che perdono una moglie o un marito senza neanche poter dire addio. Parliamo per i tanti assistenti sociali, educatori, operatori e volontari che stanno lavorando nelle retrovie senza risparmiarsi per alleviare non i disagi, ma i drammi che un virus bastardo sta creando sottotraccia.

Stiamo rappezzando un sistema di protezione sociale che non c’è.

Ci stiamo inventando supporto da remoto e visite domiciliari in videochiamata pur di poter dare aiuto a chi è solo, per dare seguito alle dimissioni protette dagli ospedali dove non ci sono assistenti sociali sufficienti per seguire decine di situazioni al giorno. Cerchiamo soluzioni con protezioni inesistenti per garantire, ad esempio, il sostegno domiciliare ad anziani con Alzheimer che non possono più andare nei centri diurni o che non sanno che i figli sono in terapia intensiva.

Non sono scomparse le persone con disagio mentale e le loro famiglie che necessitano di cure urgenti. Non sono diminuite le donne che subiscono violenza spesso tra le mura domestiche, anzi. I bambini a rischio lo sono ancor più oggi. Inutile dire che ci sono molti operatori che sono ora in quarantena proprio perché sono stati essenziali in queste settimane difficili.

Questo oggi, ma domani?

Domani sarà peggio.

Non siamo pessimisti di natura, semplicemente abbiamo il vizio di guardare la realtà negli occhi anche quando non ci piace. Fa parte della professione.

Sappiamo sin da ora che nelle prossime settimane avremo di fronte una serie di drammi a cui rispondere.

Il Welfare locale oggi è sottofinanziato, lo certifica l’ISTAT e chi dice il contrario mente.

Se il personale dei servizi sociali non era già sufficiente prima per l’ordinario, come faremo quando dovremo confrontarci con anziani sopravvissuti, debilitati o vedovi che chiederanno aiuto perché soli? Già ora nelle prime zone rosse abbiamo numeri in aumento per servizi sociali e domiciliari. Come affronteremo l’aggravamento di molte persone che avranno necessità di accompagnamento e invalidità?

Nessuno credo voglia immaginare che dopo settimane in terapia intensiva si possa tornare a casa senza nessun aiuto. Vi prego non raccontiamoci il solito assegno per risarcire le famiglie in mancanza di servizi adeguati.

Aggiungiamo tutte le situazioni di bambini con difficoltà di apprendimento o a rischio che da tempo non hanno scuola, supporto educativo o ancora peggio vivono con l’impossibilità di vedere uno o entrambi i genitori.

Servono subito stanziamenti per sostenere regioni e comuni – che si fanno carico del 70% della spesa oggi – per garantire servizi adeguati e più forti per i prossimi mesi. Vanno date certezze ora per prepararci a sostenere chi è o rimarrà solo, per chi non ha una casa, per chi perderà il lavoro. Bisogna subito migliorare, ad esempio, il Reddito di cittadinanza perché sappiamo che la povertà risalirà e non possiamo lasciare indietro nessuno. Pensiamo ora a potenziare servizi sociali, centri diurni e servizi domiciliari, altrimenti dopo il virus ci penseranno le liste d’attesa.

Il sistema dei servizi socio-sanitari e sociali, che già ora è in difficoltà, dalle prossime settimane dovrà essere in grado di garantire uno sforzo eccezionale per non rendere inutile il sacrificio di medici, infermieri e operatori socio-sanitari oggi.

Dobbiamo esser e tutti sulla stessa barca si è detto. Benissimo dateci i remi per aiutare, il Welfare non è una zavorra è il modo per tenerci assieme in una comunità solidale. Abbiamo avanzato alcune proposte ai decisori politici, ma l’emergenza sanitaria è ancora troppo forte e dolorosa. Noi combattiamo nelle retrovie e continueremo a farlo per sostenere chi oggi è in prima linea, ma #AndràTuttoBene soltanto se riusciremo a garantire che anche chi non ha voce non resti solo.