Fondo di solidarietà comunale: la legge di Bilancio è un’opportunità

Oltre 200 milioni per raggiungere presto i livelli essenziali in tutta Italia.
 
Da qualche giorno leggiamo prese di posizione di colleghi o politici del Sud che accusano l’esecutivo di aver penalizzato il nostro Mezzogiorno predisponendo un contributo di 40mila euro per l’assunzione di assistenti sociali a tempo indeterminato in comuni dove il rapporto sia 1 ogni 6500 e di 20mila euro dove il rapporto scende a uno a 5000. Essendo questo rapporto molto più alto nelle regioni meridionali, colleghi e politici sostengono che il Sud non avrà nulla e che è in corso uno “scippo” da parte del Nord. Non è così.
Mai come ora è un’opportunità da cogliere e proviamo a spiegare il perché.
Che la situazione italiana fosse a macchia di leopardo non è una novità.
Che i territori del Sud, ma non solo, non avessero un adeguato numero di assistenti sociali era cosa nota.
Questo inficia una misura importante e strutturale? Assolutamente no.
Significa migliorare la situazione con nuovi interventi? Certamente sì.
Certo nessuno pensa che con una sola norma si possano risolvere problemi atavici di pessima programmazione, poca politica sociale. Chi lo pensa sbaglia.
Ma cerchiamo di capire gli importanti passi in avanti rispetto alla precarietà precedente.
 
È un’opportunità anche per i prossimi anni.
Il finanziamento dal parametro da 1/6500 a 1/5000 e verso l’obiettivo di 1/4000 è strutturale, ovvero sarà sempre disponibile. Ciò significa che se non si raggiunge l’obiettivo oggi, lo si può fare programmando le assunzioni e accedendo dal 2022.
La ratio rimane quello di premiare i percorsi virtuosi per incentivare coloro che strutturano le necessarie reti di servizio sociale professionale.
 
Ci sono da 200 a 600 milioni ulteriori per le assunzioni
L’incentivo, di per sé non sufficiente a colmare lacune decennali, non può essere criticato senza collocarlo nell’insieme delle misure in atto da anni e nella ultima legge di Bilancio.
In particolare, si ribadisce lo stanziamento di 216 milioni di euro ai comuni per i servizi sociali (comma 791) che diventeranno 600 nei prossimi anni.
 
“791. Al fine di incrementare le risorse da destinare allo sviluppo e all’ampliamento dei servizi sociali comunali svolti in forma singola o associata dai comuni delle regioni a statuto ordinario e il livello di servizio in relazione all’aumento del numero di posti disponibili negli asilo nido comunali, la dotazione del fondo di solidarietà comunale è incrementata di 215.923.000 euro per l’anno 2021, di 254.923.000 euro per l’anno 2022, di 299.923.000 euro per l’anno 2023, di 345.923.000 euro per l’anno 2024, di 390.923.000 euro per l’anno 2025, di 442.923.000 euro per l’anno 2026, di 501.923.000 euro per l’anno 2027, di 559.923.000 euro per l’anno 2028, di 618.923.000 euro per l’anno 2029 e di 650.923.000 euro annui a decorrere dall’anno 2030, con riferimento allo sviluppo dei servizi sociali, e di 100 milioni di euro per l’anno 2022, di 150 milioni di euro per l’anno 2023, di 200 milioni di euro per l’anno 2024, di 250 milioni di euro per l’anno 2025 e di 300 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2026, per il potenziamento degli asili nido.”
 
Nessuno scippo.
I fondi per strutturare i servizi non tolgono risorse a nessuno, ma semplicemente le ripartiscono su criteri oggettivi di popolazione. I soldi non spesi per questa misura restano nel fondo povertà e verranno ripartiti con i meccanismi approvati dalla norma.
Questi meccanismi di riparto premiano, come è a tutti noto, le regioni del meridione perché correlato ai percettori del reddito di cittadinanza e alla popolazione.
Oltre il 46% del fondo (261 milioni circa) andranno a 6 regioni – Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia -.
 
Decreto riparto Fondo Povertà 2020
Regione Euro
Abruzzo 11.577.200
Basilicata 5.214.200
Calabria 30.235.600
Campania 93.741.600
Emilia-Romagna 27.200.800
Friuli-Venezia Giulia 7.643.200
Lazio 53.476.400
Liguria 12.476.400
Lombardia 64.798.600
Marche 10.059.800
Molise 3.091.000
Piemonte 34.394.400
Puglia 46.589.800
Sardegna 19.838.600
Sicilia 82.670.200
Toscana 25.009.000
Umbria 6.631.600
Valle d’Aosta 786.800
Veneto 26.695.000
Totale 562.000.000
 
Queste disponibilità a favore dei comuni, evidentemente, possono supportare il raggiungimento sin da ora dell’obiettivo di 1/6500 abitanti. I territori certamente non hanno spazi per lamentare mancanza di risorse.
 
Tutto ciò premesso, è chiaro che il provvedimento dell’1/6500 segna un punto di svolta perché fissa una soglia, per alcuni già accessibile, per altri accessibile con le opportune iniziative, che porterà alla costituzione, per certe zone per la prima volta, di un servizio sociale professionale, a 20 anni dalla 328.
 
Gli strumenti vanno però utilizzati, e saputi utilizzare. Il Fondo Povertà fornirà a tutte le regioni, specie quelle del Sud, dato che la maggior parte dei percettori REI/RDC provengono da lì, risorse per portare il coefficiente ad uno ogni 6500 abitanti, e usufruire poi del percorso premiale (gratuito e senza impatti sulla capacità di assunzione).
 
È una vittoria importante perché segna una strada da cui indietro non si torna e specialmente le regioni meno attrezzate hanno ora uno strumento a cui tendere in maniera chiara. In alcune realtà siamo già anche al di sotto del parametro uno su 4000 e dovremmo arrivare a questo livello in tutta Italia.
 
Come detto in premessa, questa misura non è la panacea di tutti i mali.
Dire che è sbagliata è scorretto.
Il vero ostacolo riguarda la possibilità di utilizzare i restanti fondi per il raggiungimento del rapporto strutturale di 1/6500.
In altre parole: ci sono i fondi come mai prima e presumiamo la volontà di assumere gli assistenti sociali, ma non c’è spazio per spendere quelle risorse per le altre assunzioni. La via per raggiungere questo livello essenziale, quindi, non è pretendere di avere dei soldi a pioggia nei territori (già visto), ma spendere bene quelli che ci sono se si è in grado.
 
I ministeri, in particolare quello per la Pubblica Amministrazione, dovranno trovare il modo di permettere ai Comuni di assumere gli assistenti sociali necessari per raggiungere il famoso limite per accedere alle premialità e, dall’altro lato, gli Enti locali devono avviare le procedure per stabilizzare il personale.
I fondi ci sono, le indicazioni anche. Va tutto bene?
Un ulteriore intervento va fatto ed è quello di garantire la possibilità di concorsi agli ambiti in sofferenza. Il resto sono polemiche, magari dettate dalla non completa conoscenza della norma che, per una volta, si pone l’obiettivo di potenziare i servizi sociali del territorio.