La Christmas Carol di Melegnano e le false morali delle favole

Nei giorni di Natale, spesso, forse perché le solite notizie scarseggiano o perché anche lettori e spettatori vogliono un po’ di Christmas Carol anche dalla cronaca, ci ritroviamo storie di marginalità, quelle che sono tutti i giorni nei nostri uffici, ma che in questi giorni hanno una visibilità diversa.

Non sempre c’è la giusta sensibilità nei racconti, quasi mai si cercano di capire le ragioni di storie di vita, perché fondamentalmente questi racconti devono servire ad un filone narrativo che legittimi una presa di posizione, quasi mai, quando accade, viene fatto con tatto.

Oggi il Corriere della sera lo fa, e quindi va fatto un plauso a Giampiero Rossi, il giornalista. Qui il suo articolo.
Così, mentre si mette una stretta sul reddito di cittadinanza, misura perfettibile – lo scriviamo da anni – ma necessaria e paracadute per tante persone in difficoltà, al contempo ci troviamo davanti alla storia di una coppia, che vive in strada, che sceglie di rinunciare al figlio avuto il 2 dicembre per renderlo adottabile.

Un gesto d’amore, che va rispettato. Una storia di vita, tre storie di vita, che dovrebbero essere tutte e tre trattate con cura. Perché aldilà di un bambino che avrà la possibilità di seguire un suo percorso, la Christmas Carol lascerà ancora sulla strada – letteralmente – due giovani ragazzi.

A proposito di questo fatto la Ministro Roccella parla di rinuncia alla maternità per ragioni economiche e cita la legge 194, quella sull’aborto. Ecco, quando parlavo di fatti di cronaca piegati a filoni narrativi che legittimano prese di posizione mi riferivo a questo. Le ragioni economiche sono risultato di mille altre ragioni, sono effetto di questa situazione, non causa.

Rossi scrive che i giovani vivevano da “persone normali in Germania”. Che la donna parla di quando era piccola, della nonna e della mamma. Ma poi, “con un racconto che zigzaga nei tempi e nella logica”, si parla del carcere in Germania, del foglio di via, dell’uso di sostanze, di servizi psichiatrici che avevano seguito la mamma anni prima nel luogo dove era residente, in Sardegna, del rifiuto dei dormitori per non stare separata dal compagno.

Ed allora, questa Christmas Carol triste che il 2023 lascerà all’anno vecchio, mentre i fuochi d’artificio illumineranno il giaciglio di questa coppia senza più un Gesù Bambino da vegliare, quale morale ci lascia?

No, non è quella del Ministro. La vera morale è che tante persone, possono vedere la loro vita deragliare e restare quasi impotenti, per mille motivi. Che ognuno ha l’arbitrio per scegliere il proprio percorso ma che tutti possono vivere, per mille motivi, situazioni di difficoltà. Il Procuratore di Milano, Cascone, ha detto che “la scelta di non tenere il neonato da parte dei genitori è stata la più responsabile, considerando l’estrema vulnerabilità. Rimane l’amarezza per la situazione di emarginazione. Non sarà purtroppo né il primo né l’ultimo caso di ragazzi che si perdono senza che nessuno faccia niente per accompagnarli verso un progetto di vita accettabile”.

Non so se non è stato fatto niente, per esperienza posso dire che certe volte fai, fai tanto, ma non basta. Conta quanto la persona in difficoltà voglia farsi aiutare o meno. Quanto riesca a fare con te un progetto e quanto i suoi fantasmi glielo permettono. Quanto riesca a fidarsi e ad affidarsi. E noi professionisti, stretti tra la volontà di fornire un aiuto e la soglia di una libertà personale da accettare sempre, in un adulto capace di intendere e di volere, una soglia che non può essere oltrepassata.

Qual è la morale, quindi, secondo me?

Che i servizi devono poter fornire risposte e prospettive, devono essere stabili per instaurare rapporti con le persone, devono essere autorevoli per poter essere creduti anche in quei momenti in cui i demoni delle persone possono portarle all’autodistruzione.

La morale di questa favola triste è che non esistono risposte predefinite ed ognuno dovrebbe avere diritto a servizi che possano avere tempo e risorse da dedicare. Che noi lo si dice da tempo.

La morale di questa favola è che quando a gennaio incrocerete due ragazzi che dormono al freddo sotto degli ombrelli e li scanserete, e penserete che col reddito di cittadinanza che gli pagate voi si comprano gli alcolici che avete visto vicino a loro e la droga (se avete toccato il tema del reddito di cittadinanza a Natale almeno un parente che ve lo ha detto ci sta che ve lo siate beccato), forse, prima di fare questi pensieri, varrebbe la pena capire come mai quei ragazzi siano finiti lì e se c’è la possibilità di aiutarli a trovare una strada diversa. Che noi sta roba, che non è facile, la facciamo tutti i giorni.

Buone feste a tutti.

Federico Basigli -assistente sociale – consigliere  nazionale