
“Non basta soddisfare un bisogno, servono progetti multiprofessionali per rispondere alla salute, al benessere, delle persone”, così i presidenti della Federazioni degli infermieri, Barbara Mangiacavalli e dell’Ordine degli Assistenti Sociali, Gianmario Gazzi.
I direttivi del Cnoas e della Fnopi si sono incontrati a Roma per definire una linea di azione che metta in risalto le peculiarità anche comuni delle due professioni e sia a solo ed esclusivo vantaggio del cittadino assistito.
“Questo è importante – hanno commentato i presidenti – non soltanto sul piano strategico delle riforme, ma nella vita di ogni giorno. Infermieri e assistenti sociali dimostrano, nella loro capacità di prendere in carico le persone su livelli multidimensionali, una visione deontologica, disciplinare ed etica molto vicina”.
Da anni, hanno commentato si assiste a un depotenziamento della componente sociale in sanità che accomuna infermieri e assistenti sociali.
Il rapporto sulla Salute mentale del Ministero della Salute, per esempio, conferma un trend negativo. Tra il 2016 e il 2018 (ultimi dati disponibili) il personale si riduce di oltre 5.000 unità e , purtroppo il saldo negativo riguarda tutte le professioni psichiatri, psicologi, infermieri, terapisti della riabilitazione psichiatrica e assistenti sociali.
“Senza professionisti non possiamo rispondere a chi si rivolge a noi”, spiegano.
Infermieri e assistenti sociali hanno analizzato azioni mirate per unifomare la formazione continua e la policy delle due professioni, molto vicine tra loro per visione, valori, obiettivi, capacità di rispondere a modelli di salutogenesi che non sono solo biomedici.
Nelle Case delle comunità che il PNRR indica come principali snodi di prossimità sul territorio, ci devono essere équipe multidisciplinari con direzioni e coordinamenti contendibili, appannaggio di tutte le professioni sanitarie.
“Mai come adesso e soprattutto nel territorio – hanno affermato – la peculiarità delle azioni, delle valutazioni, delle risposte devono prevedere direzioni e management trasversali dove le diverse professioni sono un valore imprescindibile. E in questo senso è ancora più importante trovare sinergie sui tavoli dove siamo presenti insieme per rispondere correttamente ai bisogni del cittadino”.
Nell’incontro è stata evidenziata la necessità di rendere operativa la visione integrata sociosanitaria, troppo teorizzata e poco attuata.
Il cittadino oggi deve ricomporre per proprio conto questa mancanza, senza aiuti o percorsi chiari, bussando a cento porte diverse. E questo non è più sostenibile.
Perciò è necessario valorizzare l’assistente sociale e l’infermiere di famiglia e comunità nei percorsi previsti dal PNRR.
“Tutta l’area della non autosufficienza, della disabilità, della cronicità – hanno concluso i presidenti Mangiacavalli e Gazzi – non ha mai visto un modello di riferimento univoco efficace ed efficiente. Questi non sono bisogni che scopriamo oggi, ma necessità antiche a cui non siamo mai stati capace di rispondere. E questo è il momento storico per farlo. Perciò la sinergia infermieri / assistenti sociali diventa preziosa e fondamentale”.
Questo l’intervento, molto apprezzato del consigliere Cnoas, Claudio Pedrelli
Sono molte le convergenze che vedono uniti i professionisti con la galassia delle professioni infermieristiche e i professionisti assistenti sociali.
Si riconosce la necessità di istituire un protocollo di intesa e della creazione di tavoli di lavoro integrati che possano identificare le ricorrenze che vedono impegnati gli iscritti dei due Ordini e che possano identificare le area di omogeneità che superi le frammentazioni operative e le declinazioni a livello regionale o provinciale. I professionisti riconoscono l’esigenza di individuare le specifiche esigenze per l’area della non autosufficienza, per la disabilità adulta e quella acquisita ed infine quella della fragilità.
Come professionisti evidenziamo la necessità che le istituzioni si impegnino a valorizzare le nostre capacità di progetto e di strategia e che va ben oltre la mera esecutività e la dimensione prestazionistica che pure è parte dell’agire professionale. Anche per questo si sono evidenziate tre linee di riflessione riconducibili a tre parole chiave: continuità, prossimità ed esito.
Con continuità si vuole ragionare su globalità di gestione e integrazione socio-sanitaria-assistenziale che rimanda all’idea di professionisti “consulenti” affinchè la dimensione della presa in carico sia effettiva nel tempo, al di là dei momenti critici, affinchè il cittadino abbia conoscenza degli operatori di riferimento, comprendendone i ruoli, conoscendo i luoghi e i tempi di presenza.
Con prossimità si vuole approfondire la tematica dei servizi e dei progetti funzionali al benessere nel luogo di vita, di adeguatezza ambientale, di adattamento logistico. In questo si vuole evidenziare che occorre lavorare per creare le condizioni di una vera e significativa domiciliarità e di favorire servizi di cohousing e di semiresidenzialità diffusi nei territori, anche residuali.
Con esito si vuole mettere al centro l’idea che anche grazie a noi professionisti si puo’ fare riflessioni sulle politiche sociali, sanitari e socio-assistenziali, di impatto delle scelte progettuali, dell’impatto delle scelte generali affinchè si possano orientare le scelte future grazie all’impatto del passato.
